Henricus de Corrigia
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Musiche dai Codici Liturgici Arborensi

9/9/2023

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​Sulla scia della conferenza fatta con Nadir due mesi fa, ho pensato a un piccolo trittico di video con l'Ensemble Vocale "Exsurge Domine" che attingesse dai codici liturgici in nostro possesso (un corpus straordinario di 19 esemplari tra Cattedrale e S. Francesco, con dell'altro materiale a S. Chiara) e presentasse al suo interno un po' di tesori del nostro patrimonio artistico. 
Così, ci siamo incontrati nella Chiesa di S. Martino, un vero e proprio luogo iconico della città, per registrare. Qua, infatti, nel 1410 venne decretato lo scioglimento dell'antico Giudicato di Arborea e istituito il Marchesato di Oristano
Il primo brano che abbiamo registrato è "Iam Sanctae Clarae claritas", il principio dell'ufficio ritmico di S. Chiara, modellato sull'omologo francescano di Giuliano di Spira. La melodia è tratta da "Franciscus vir catholicus", è eseguita dal ms. BAO P. II (sec. XV) della Biblioteca del Convento di S. Francesco di Oristano col suo salmo (Dixit Dominus) presentato in alternanza tra canto piano e falsobordone polifonico (non scritto). 
Il secondo è tratto dal salterio-innario ACO (Aula Capitolare Oristano) P. XIII della Cattedrale di Oristano, ora custodito al Museo Diocesano Arborense. Un volume databile al tardo XIV secolo o agli albori del XV e prodotto in Italia centrale. Si tratta di Aeterne Rerum Conditor (f.25r) che si canta ogni domenica alle lodi tra il 13 gennaio e la quaresima e, di nuovo, dal 28 settembre al 27 novembre. È un inno ambrosiano in dimetri giambici resi espliciti dalla notazione ritmico proporzionale. In esecuzione abbiamo optato per la ricostruzione di amplificazioni a tre voci secondo lo stile quattrocentesco per le strofe pari e a quattro voci per la dossologia finale.
Il terzo è il Credo Cardinalis, così chiamato probabilmente per l’attribuzione a un cardinale di Curia (mentre il cosiddetto Credo Regis, è attribuito a Roberto d’Angiò, Re di Sicilia). Come spesso accade, anche l’esemplare arborense (ms. ACO P XII, Graduale-Kyriale-Sequenziario, c. 179r, post 1450), è notato in maniera monodica ma la pratica contemplava un’esecuzione polifonica, spesso eseguita tramite tecniche di composizione estemporanea. La seconda voce è tratta dal ms. F9 della Cattedrale di Parma.
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